Facultosi menar placida vita: 1665In van, poichè salir tentando al sommo
Grado, ed onor, tutto di spine, e bronchi
Trovar pieno il viaggio, ove al fin giunti,
Spesso dal sommo ciel nell’imo abisso
L’invidia, quasi fulmine, gettolli 1670Con dispregio, e con scherno. Ond’io per l’uomo
Stimo assai meglio un ubbidir quieto,
Che un voler con l’impero a varie genti
Dar leggi, e sostener scettri, e diademi.
Lascia pur dunque omai, ch’altri s’affanni 1675In van sangue sudando, e per l’angusto
Calle dell’ambizion corra, e s’aggiri;
Poichè, quasi da fulmine, percossi
Dall’invidia, cader sogliono a terra
Quei, che son più degli altri eccelsi e grandi: 1680Che sol per l’altrui bocca ad esser saggi
Apprendono, e gli onor chieggon piuttosto
Mossi a ciò far dalle parole udite,
Che da’ proprj lor sensi. E non è questo
Più or, nè sarà poi, che fosse innanzi. 1685Quindi ucciso ogni re sossopra omai
Giacea l’antica maestà del soglio,
E gli scettri superbi, e del sovrano
Capo il diadema illustre intriso, e lordo
Di polvere, e di sangue or sotto i piedi 1690Piangea del volgo il suo regale onore: