Cose vedean per le campagne apriche
Deporre ogni acerbezza, e maturarsi:
Onde quei, che più scaltri eran d’ingegno, 1640Mostrar con cibi novi in varj modi
Cotti, e conditi, ogni dì più inventandone,
Come l’antico vitto, e la primiera
Vita aspra, e rozza in delicata, e molle
Già mutar si potesse. I regi intanto 1645Cominciaro a fondar cittadi, e rocche
Per lor refugio; indi gli armenti, e i campi
Divisero; e secondo il proprio merto
Di beltà, di valor, d’ingegno, e d’arte
Gli assegnaro a ciascun, che molto allora 1650La bellezza era in pregio; e valea molto
La forza: il mio, e il tuo quind’inventossi;
E l’oro si trovò, che facilmente
A’ più vaghi di faccia, e a’ più robusti
Di membra ogni onor tolse; e gli uni, e gli altri 1655Sottomesse a’ più ricchi ancorch’indegni.
Che se regger sua vita altri bramasse
Con prudenza, e con senno, è gran tesoro
Per l’uomo il viver parco allegramente:
Che penuria giammai non fu del poco 1660In luogo alcun; ma desiar gli sciocchi
D’esser chiari, e potenti, acciò ben ferma
Fosse la lor fortuna, a stabil base
Quasi appoggiata, e per poter mai sempre