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60 Di Tito Lucrezio Lib. V.

     Ma se poi lusinghiero i proprj figli
     Lecca, o scherza con essi, o con le zampe
     1585Sossopra voltolandoli, o co’ morsi
     Leggermente offendendogli, sospesi
     I denti, i molli sorsi a imitar prende,
     Co ’l gannir della voce in altra guisa
     Suole ad essi adular, che se lasciato
     1590In casa del padrone urla, ed abbaja,
     O se fugge piangendo umile, e chino
     Della rigida sferza i duri colpi.
In somma non ti par, ch’assai diverso
     Dir si deggia il nitrir fra le cavalle,
     1595Quando nel fior dell’età sua trafitto
     Il destrier dagli stimoli pungenti
     Del Dio pennuto incrudelisce, e sbuffa,
     E feroce, e superbo armi, armi freme,
     Da quand’ei dalla greggia errando sciolto
     1600Scuote i membri, e nitrisce? E finalmente
     I varj germi degli alati augelli,
     Gli sparvieri, e gli astor, l’aquile, e i merghi,
     Che del mar sotto l’onda e vitto, e vita
     Cercan, voci assai varie in varj tempi
     1605Forman, che se talor pe ’l cibo han guerra,
     E combatton la preda. Ed anco in parte
     Mutan con le stagioni il rauco canto;
     Qual fanno i corvi, e le cornacchie annose,
     Qualor (se vera è la volgar credenza)