Ma se poi lusinghiero i proprj figli
Lecca, o scherza con essi, o con le zampe 1585Sossopra voltolandoli, o co’ morsi
Leggermente offendendogli, sospesi
I denti, i molli sorsi a imitar prende,
Co ’l gannir della voce in altra guisa
Suole ad essi adular, che se lasciato 1590In casa del padrone urla, ed abbaja,
O se fugge piangendo umile, e chino
Della rigida sferza i duri colpi.
In somma non ti par, ch’assai diverso
Dir si deggia il nitrir fra le cavalle, 1595Quando nel fior dell’età sua trafitto
Il destrier dagli stimoli pungenti
Del Dio pennuto incrudelisce, e sbuffa,
E feroce, e superbo armi, armi freme,
Da quand’ei dalla greggia errando sciolto 1600Scuote i membri, e nitrisce? E finalmente
I varj germi degli alati augelli,
Gli sparvieri, e gli astor, l’aquile, e i merghi,
Che del mar sotto l’onda e vitto, e vita
Cercan, voci assai varie in varj tempi 1605Forman, che se talor pe ’l cibo han guerra,
E combatton la preda. Ed anco in parte
Mutan con le stagioni il rauco canto;
Qual fanno i corvi, e le cornacchie annose,
Qualor (se vera è la volgar credenza)