Notte l’aere ingombrasse eternamente
Spenti i raggi del sol; ma vie maggiore 1450Noja prendean, che gli animai selvaggi
Spesso infesta rendeano, e perigliosa
La quiete, e il sonno a gli infelici: ond’essi
Dalle grotte cacciati, i tetti loro
Fuggian smarriti, o pe ’l venir d’un fiero 1455Spumifero cignale, o d’un robusto
Leone; e nella notte intempestiva
Solean tremanti a gli ospiti crudeli
Cedere i letti lor stesi di fronde.
Nè molto allor, più ch’al presente, il dolce 1460Lume del viver fuggitivo, e frale
Perdean piangendo i miseri mortali.
Che sebben, più che adesso, allor ciascuno
Da’ selvaggi animai colto improvviso
Pasti vivi porgea per divorarsi 1465Da’ fieri denti, il bosco, il monte, e tutta
Intorno empia di gemiti, e di strida
La selvosa foresta, in viva tomba
Seppellir vive viscere veggendo:
E sebben chi trovava alcuno scampo, 1470Tenendo poi su’l già corroso, e guasto
Corpo, e sulle maligne ulcere tetre
Le man tremanti, in voce orrenda, e fiera
Solea chiamar la morte, infin che spento
Da sozzi ingordi vermini crudeli