Ed a viver contento. Inculta e rozza
Venere congiungea per le foreste 1420I corpi degli amanti. All’uomo in braccio
Ogni donna poneasi, o da focoso
Vicendevol desio vinta, o da mano
Violenta e rapace, o da sfrenata
Cieca lussuria; e prezzo allor non vile 1425Eran le ghiande, e le castagne elette.
Delle mani, e de’ piè tutti affidandosi
Nel mirando valor, seguian con sassi
Atti ad esser lanciati, e con bastoni
Noderosi, e pesanti i fieri germi 1430De’ selvaggi animai. Molti di loro
Vincean; poichè fuggian per le caverne:
Ma l’irsute lor membra in ciò simili
A’ setosi cignai, nel suolo ignude
Stendean la notte, e le coprian di frondi. 1435Nè vaganti per l’ombre, il giorno, e il sole
Paurosi cercar solean piangendo;
Ma taciti aspettar muti, e sepolti
Nel sonno, infin che il sol nato dall’onde
Con la rosea facella ornasse il cielo 1440Di novello splendor: che sempre avvezzi
Sin da picciol’infanti a veder l’ombre
Nascer nel mondo alternamente, e il lume,
Non poteano additar per meraviglia,
Nè temer, che perpetua, orrida, e densa