1365Stabiliti, ed acconci; e nulla, o poco
O da caldo, o da freddo, o da stranieri
Climi, o da nuovi cibi erano offesi,
Nè del corpo patian difetto alcuno;
E molti errando delle fere in guisa 1370Per più nel ciel del sol lustri volanti
Traean lor vita. E non v’avea per anco
Chi con braccio robusto al curvo aratro
Desse regola e norma, o le campagne
Or con zappe, or con rastri, or con bidenti 1375Culte e molli rendesse, e propagasse
I novelli virgulti, e dall’eccelse
Piante troncasse i folti antichi rami.
Quel, che il sole, o la pioggia, o il suol fecondo
Producea per se stesso, i petti umani 1380Saziava a bastanza; e grato e dolce
Cibo spesso porgean nelle foreste
Le ghiandifere querce, o le mature
Rubiconde corbezzole, o l’agresti
Poma, o le noci, o l’odorose fraghe, 1385Che maggiori, e più belle, e più soavi
Nasceano allor della gran madre in grembo.
E molti anche, oltre a ciò, l’età fiorita
Del mondo producea vivi alimenti
Ampli a bastanza a’ miseri mortali.
Invitavano allor l’umano germe 1390Ad estinguer la sete i fiumi, i fonti,