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di Tito Lucrezio Lib. V. 39

     Lor nascimento ormai, tal ne consegue
     1015La natura di tutte in ordin certo.
Crescer poi lice a’ giorni, ed alle notti
     Scemarsi, e divenir più brevi i lumi,
     Qualor l’ombre all’incontro hanno augumento
     O perchè sotto terra, o sopra terra
     1020Il medesimo sol con disuguali
     Cerchi correndo il ciel divide, e l’orbe
     Parte in non giuste parti, e ciò che all’una
     Tolse, rende all’opposta, infin che al segno
     Pervenga, ove dell’anno il nodo appunto
     1025Alle tenebre cieche il lume adegua:
     Poich’a mezzo il cammin del violento
     Soffio di borea, e d’austro il ciel disgiunge
     Quinci, e quindi egualmente ambe le mete;
     E ciò pe ’l sito, e positura obbliqua
     1030Dal grand’orbe de’ segni in cui serpendo
     Il sol logora un anno, e con obliquo
     Lume circonda il terren globo, e il cielo:
     Qual appunto osservar quei, che nell’Etere
     Tutto osservar di ben disposte immagini
     1035L’orbe trapunto; o perchè l’aere in certe
     Parti è più denso, onde sotterra il foco
     Dubbio i tremoli rai vibra, e non puote
     Sì facilmente penetrarlo, e sorgere
     Sì ratto in oriente. Indi l’inverno
     1040Duran le lunghe notti, infin che giunga


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