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di Tito Lucrezio Lib. V. 37

     
     960E con pari ragion la luna, e l’altre
     Stelle, che ne’ grand’orbi i lor grand’anni
     Volgon, creder si dee, ch’ire, e tornare
     Possan per l’aere alterno, atto a cacciarle.
Forse non vedi ancor da varj venti
     965Spinte correr le nubi in varie parti,
     E più ratte dell’altre ir le più basse?
     Dunque chi può negar, che pe’ gran cerchj
     Dell’Etra l’aer basti in così varie
     Guise a portar sì varie stelle in volta?
     970Ma con vasta caligine sorgendo
     La notte ingombra il terren globo, o quando
     Già scaccia il sol dopo il suo lungo corso
     Del ciel l’estime parti, e spira intorno
     Languidi i raggi omai debili e stanchi
     975Per lo troppo viaggio, e dal soverchio
     Aer interposto conquassati e laceri;
     O perchè la medesima energia,
     Che pe ’l ciel sopra noi l’orbe sospinse,
     Sforzalo anche a voltar sotterra il corso.
980Ma del vecchio Titon la bianca amica
     Con la fronte di rose, e co ’l crin d’oro
     Mena in certa stagion l’alba vezzosa
     Per l’eteree campagne, e n’apre il lume;
     O perchè di sotterra a noi tornando
     985Quel medesimo sol co’ rai precorre
     Se stesso, e del lor foco il cielo accende;


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