Pria confuso n’appar, che scopra affatto 880Gli ultimi tratti. Ond’è pur d’uopo ancora,
Che poichè chiara e certa, e come appunto
Dall’estremo suo limbo è circoscritta,
N’appar la luna, ella di quinci in alto
Tanta appunto, quant’è, da noi si scorga. 885Al fin qualunque fiamma in ciel tu miri
(Poichè qualunque fiamma in terra splende
Mentre l’aria scintilla, e l’aureo lume
Ne mostra il proprio termine, assai poco
Si vede) apprender puoi, ch’ella è minore 890Poco, o maggior, di quel ch’appare al senso.
Nè punto dee maravigliarsi alcuno,
Che sì picciolo sol lume sì grande
Vibri, che il mare, e il ciel vasto, o la terra
Irrighi, e sparga di calore il tutto; 895Poich’esser può, che quinci aperto un solo
Fonte di tutto il mondo in larga vena
Sorga, e da tutti i mondi eternamente
Scaturisca un sol fiume, ove in tal guisa
Del calor della luce i genitali 900Semi concorran d’ogn’intorno, e dove
S’aduna il gruppo in guisa tal, che n’esce,
Quasi da proprio suo fonte perenne,
Questo lume, ed ardor. Forse non vedi
Quanto ancor largamente i prati irrighi 905D’acqua un picciol ruscello, e i campi allaghi?