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30 di Tito Lucrezio Lib. V.

     Turbino il molle corpo, ei non per tanto
     Con lor non si rimescola, ma lascia
     Che tutte queste cose ogn’or s’avvolgano
     Tra violenti turbini, e permette,
     775Ch’elle sian da procelle incerte e varie
     Sempre agitate. Egli però con certi
     Impeti i fuochi suoi move scorrendo.
     Che volgersi con ordine, ed avere
     L’Etere una sol forza, aperto il mostra
     780Un sì vast’ocean che, parte, e torna
     Certo nel moto, e un sol tenor conserva.
Or cantiamo, onde i moti abbian le stelle.
     Pria, se l’ampio del cielo orbe s’aggira,
     Creder si dee, che quinci e quindi il polo
     785Sia dall’aria compresso, e d’ambi i lati
     Di fuor chiuso e ristretto. Indi che un altro
     Aer sopra ne scorra, e il corso indrizzi
     Là ’ve del mondo eterno a volger s’hanno
     Le stelle ardenti, e che di sotto un altro
     790Erga al contrario il ciel: come talora
     Miri i fiumi aggirar le ruote, e i plaustri.
     Forse immobile è l’orbe, ancorchè tutti
     Sian mossi i chiari segni, o perchè d’Etere
     Rapidi ondeggiamenti ivi racchiusi,
     795Strada cercando, son portati in volta,
     E per gli ampj del ciel templi sublimi
     Si rivolgon per tutto ignee procelle;