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28 di Tito Lucrezio Lib. V.

     Fumar si mira. Or poi ch’in alto ascesi
     S’uniscon questi corpi, e in un sol gruppo
     Compressi intorno da rabbiosi venti
     720Corrono ad accozzarsi, il ciel sereno
     Copron di nubi. In cotal guisa adunque
     Il lieve Etere, allor che per natura
     D’ogn’intorno si sparge, in una massa
     Sola ridotto circondò se stesso
     725Da tutti i lati, e largamente sparso
     Per lo vano infinito intorno chiuse
     Di folta siepe, e d’ampie mura il resto.
     Della luna, e del sol quindi i principj
     Seguir, che nè la terra attribuirsi
     730Poteo, nè il vasto ciel; poichè nè gravi
     Eran sì, che depressi, e da’ lor proprj
     Pesi spinti all’in giù nel basso centro
     Fosser atti a seder; nè lievi in guisa,
     Che scorrer per l’altissime campagne
     735Potesser; ma fra l’Etra, e il nostro globo
     Han pur tal sito, che girar due corpi
     Ponno, e di tutto il mondo esser gran parte:
     Qual nell’uomo eziandio lice ad alcune
     Membra ferme posar, bench’altre, ed altre
     740Sian mai sempre agitate. Or queste adunque
     Cose accolte in sè stesse in un baleno
     La terra, ov’or dell’ocean profondo
     Volto è il clima maggior, cadde depressa,