Qual de’ Greci poeti anticamente
Cantar l’inclite trombe in ciò bugiarde,
Poichè vincer può il foco, ove più corpi
Della materia sua dall’infinito 640Sorti assalgon l’umor; quindi o le forze
Dal lor contrario rintuzzate, e dome
Caggiono, o dall’ardenti aure abbruciate
Muojon le cose. E similmente è fama,
Che un tempo anche l’umor fosse a vicenda 645Dominatore, allor che i fiumi uscendo
Fuor dell’alveo natio molte sommersero
Ampie terre, e città: ma poi ch’indietro
Il nemico vigor dall’infinito
Sorto, per qualche causa il piè ritrasse, 650Fur le piogge affrenate, e in un represso
L’orgoglio, e il corso impetuoso a fiumi.
Ma io come degli atomi il concorso
Fondasse il cielo, il terren globo, il mare,
La luna, e il sol, racconterotti, o Memmio; 655Che certo è ben, che i genitali corpi
Con sagace consiglio, e scaltramente
Non s’allogar per ordine, nè certo
Seppe nessun di lor, che moti ei desse.
Ma perchè molti primi semi in molti 660Modi fur già per infinito tempo
Da colpi innumerabili percossi,
E da propri lor pesi ebbero in sorte