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di Tito Lucrezio Lib. V. 23

     Il mondo possa, o per lo vano immenso
     Spinto da qualunque altra esterna forza
     Finalmente perir. Dunque alla terra,
     585Al mare, al cielo, al sol mai del ferètro
     Non è chiusa la porta; anzi all’incontro
     Sta sempre aperta, e con profonda, e vasta
     Gola minaccia d’inghiottirsi ’l tutto.
     Sicchè d’uopo fia pur, che tu confessi
     590Ch’egli ancora è natio; poichè mortale
     Essendo non avrebbe omai potuto
     Schermir d’immensa età gli urti, e la possa,
Al fin, poichè fra lor vedi le membra
     Principali del mondo in così fatta
     595Guisa pugnar con empia orribil guerra,
     Forz’è pur che tu dica: una battaglia
     Sì lunga aver dee qualche fine, o quando
     Del sole il foco, o qualunqu’altro ardente
     Vapor succhiando, e dissipando affatto
     600Il nutritivo umor vittoria avranne:
     Il che far tutta via tenta; ma pure
     Non han per anco i suoi gran sforzi effetto:
     Tanto i fiumi d’umor vanno all’incontro
     Compartendo alle cose, e dal più cupo
     605Gorgo minaccian d’annegare il tutto;
     In van, posciachè i venti, allor che irati
     Spazzan soffiando il mar, scemano in parte
     L’acque, e l’etereo sol co’ raggi anch’egli


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