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di Tito Lucrezio Lib. V. 21

     Fui trovato fra tanti, ed ebbi in sorte
     D’esporla altrui nella paterna lingua
     530Pria d’ogni altro Toscan, come dettolla
     Per entro a’ dotti suoi carmi robusti
     Pria d’ogni altro Romano il gran Lucrezio.
Che se forse tu credi esserc’innanzi
     State più volte le medesme cose,
     535Che al presente ci son; ma che l’umana
     Specie da grave incendio arsa perisse,
     E ruinasse ogni città squassata
     Da crudel terremoto, o troppo gonfj
     Per pioggia assidua dal natio lor letto
     540Uscissero i torrenti, e d’ogn’intorno
     Sommergesser la terra, ed affogassero
     Ogni uomo, ogni animal; tanto più vinto
     T’è forza il confessar, che debbe al fine
     La terra, e il ciel pur dissiparsi in tutto:
     545Ch’ove da tali, e tanti morbi, e tanti
     E sì fatti perigli il mondo fosse
     Tentato, ivi eziandio, se causa alcuna
     Più robusta l’urtasse, alte ruine
     Mostreria di se stesso e strage, orrenda:
     550Nè per altra cagion d’esser mortali
     Pur ne sovvien, se non perchè soggetti
     Siam tutti a’ mali stessi, onde natura
     Già tolse ad un ad un gli altri di vita.
In oltre tutto quel, che dura eterno


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