L’infima parte, e il terren globo adombrasi,
Ovunque i foschi nembi il volo indrizzino. 450Onde conoscer puoi, che sempre il tutto
D’uopo ha di splendor nuovo, e che perisce
Ciò che pria di fulgor si sparse intorno:
E che per altra via vedersi i corpi
Non potrebbero al sol, s’egli ’l principio 455D’un perpetuo fulgor non ministrasse.
Anzi i lumi terrestri al buio accesi,
Le pendenti lucerne, e le corrusche
Di fumante splendor pingui facelle
Anch’esse ardendo in cotal guisa avacciansi 460Di sparger nuova luce, ed instan sempre
Di scintillar con tremole fiammelle
Instano, e luogo alcun quasi interrotto
Non lascia il lume lor: con sì gran fretta
De’ suoi lucidi rai l’alta ruina 465Col veloce natal sostiene il foco.
Il sol dunque così, la luna, e tutte
L’auree immobili stelle, e le vaganti
Creder dei, che per altro ognora, ed altro
Successivo natal vibrino intorno 470Il lume, e perdan la primiera fiamma.
D’uopo è pur dunque il confessar, che queste
Cose, com’altri pensa, esser non ponno
Di corpo irresolubile ed eterno.
In somma dall’etade il bronzo, il marmo