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di Tito Lucrezio Lib. V. 17

     De’ fiumi al capo, e in bella schiera, e dolce
     Scorre sopra il terren per quella stessa
     Via che per se medesma aprirsi ’n prima
     Poteo co ’l molle piè l’onda stillante.
425Or dell’aria dich’io, che in tutto il corpo
     Innumerabilmente ognor si muta:
     Poichè ciò che dal mare, e dalle cose
     Terrestri esala, entro il profondo, e vasto
     Pelago aereo se ne vola, e tutto
     430Si cangia in aria. Or se da questa i corpi
     Non fossero all’incontro alle spiranti
     Cose restituiti, il tutto omai
     Saria disfatto, e trasmutato in aere.
     Dunque l’aer giammai di generarsi
     435D’altre cose non cessa, e in altre cose
     Giornalmente corrompersi. Che tutte
     Mancar, già noto e manifesto è a tutti.
Ma de’ liquidi raggi il largo fonte
     Di recente candor mai sempre irriga
     440Le stelle, e l’Etra, e gli elementi, e ratto
     Ministra al ciel con nuovo lume il lume:
     Poichè ciò che di lume, ovunque il vibri,
     Ei perda, indi imparar perfettamente
     Si può da noi, che non sì tosto al sole
     445Veggiam le nubi sottentrare, e tutti
     Quasi interromper di sua luce i rai,
     Che repente di lor svanisce affatto

            di Tito Lucr. Caro T. II.    B