Dal sol continuo, e stritolata e infranta 395Dalla forza de’ piè, sfuma di polve,
Nebbie, e nubi volanti, che per tutto
L’aere da’ venti son disperse e sparse:
Parte ancor delle glebe a forza è data
Dalle piogge alla piena, e rase e rose 400Son da’ fiumi le rive anch’esse in parte.
In oltre, sminuito è dal suo canto
Ciò ch’altri nutre: e perchè dubbio alcuno
Non v’ha, che sia madre del tutto, ed urna
Anche, e sepolcro universal del tutto, 405Rosa è dunque la terra, e si rintegra.
Nel resto, che i torrenti, i fiumi, e il mare
Abbondin sempre d’umor nuovo, e sempre
Stillin chiaro liquor le vive fonti,
Mestier non ha d’alcuna prova: appieno 410Certamente il dimostra il lungo corso
Dell’acque. E pria ciò che dall’acque in alto
Ergesi, e brevemente, opra, che nulla
Cresca il liquido umor più che non deve
Parte, perchè da’ venti, allor che irati 415Volgon sossopra il mar, per l’aure è sparso
E dal sol dissipato: e parte ancora,
Perch’egli a tutti i sotterranei chiostri
Vien largamente compartito; e quivi
Lascia il salso veleno, e di novo anche 420Sorge in più luoghi, e tutto al fin s’aduna