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di Tito Lucrezio Lib. V. 15

     Non han d’armi mestier, non d’alte mura
     Con le quai se medesmi, e le lor sostanze
     Guardin; mentre per se porge feconda
     370Largamente la terra, e delle cose
     La Dedalea Natura il tutto a tutti.
Pria, perchè il terren duro, e l’acque molli,
     Dell’aure i lievi spirti e il vapor caldo,
     Dalla cui mistion sembra, che il tutto
     375Si formi, ad un ad un nativo il corpo
     Hanno, e mortal creder si dee, che il mondo
     Sia tutto anch’ei della natura stessa:
     Poichè qualunque cosa ad una ad una
     Le sue parti ha native, ed è di forme
     380Caduche, esser da noi sempre si vede
     Natia non pur, ma sottoposta a morte;
     Onde veggendo noi le principali
     Membra del mondo riprodursi estinte,
     Quindi lice imparar, che in somigliante
     385Guisa il cielo, e la terra ebbero il primo
     Giorno, e che a tempo suo l’estremo avranno.
Nè qui vorrei, che tu credessi, o Memmio,
     Ch’io fin or corruttibile supposta
     Abbia fuor di ragion la terra, e il foco,
     390E l’aure aeree, e il mar profondo; e detto
     Che questi stessi corpi anco di nuovo
     Si rigeneran tutti, e si fan grandi:
     Pria, perchè parte della terra adusta