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14 di Tito Lucrezio Lib. V.

     340O da gelida brina intempestiva
     Ancise, o dal soffiar d’Austro, e di Coro
     Con urto impetuoso a terra sparse.
In oltre, ed a qual fin nutre, e feconda
     Natura delle belve in mare, e in terra
     345Il germe orrendo all’uman germe infesto?
     E perchè le stagion varie dell’anno
     N’adducon tanti morbi? E perchè vaga
     Immatura la morte? Arrogi a questo,
     Che ’l misero fanciul, quasi dall’onde
     350Vomitato nocchier, nudo, ed infante
     Giace su ’l terren duro, e d’ogni ajuto
     Vitale ha d’uopo, allor che a’ rai del giorno
     Fuor dell’alvo materno esponlo in prima
     Con acerbo dolor Natura, e il tutto
     355Di lugubri vagiti empie, e di pianto:
     Qual a punto conviensi a chi nel breve
     Corso di nostra vita esser dee segno
     Ad ogni stral delle sventure umane.
Ma crescono all’incontro armenti, e greggi
     360E fere d’ogni sorte, e non han d’uopo
     Di cembali, di tresche, o di nutrice
     Che con dolce e piacevole loquela
     Senza punto stancarsi in varj modi
     Gli vezzeggi, gli alletti, e gli lusinghi,
     365Nè, secondo che vario è il tempo, e il cielo,
     Cercan vesti diverse; e finalmente