340O da gelida brina intempestiva
Ancise, o dal soffiar d’Austro, e di Coro
Con urto impetuoso a terra sparse.
In oltre, ed a qual fin nutre, e feconda
Natura delle belve in mare, e in terra 345Il germe orrendo all’uman germe infesto?
E perchè le stagion varie dell’anno
N’adducon tanti morbi? E perchè vaga
Immatura la morte? Arrogi a questo,
Che ’l misero fanciul, quasi dall’onde 350Vomitato nocchier, nudo, ed infante
Giace su ’l terren duro, e d’ogni ajuto
Vitale ha d’uopo, allor che a’ rai del giorno
Fuor dell’alvo materno esponlo in prima
Con acerbo dolor Natura, e il tutto 355Di lugubri vagiti empie, e di pianto:
Qual a punto conviensi a chi nel breve
Corso di nostra vita esser dee segno
Ad ogni stral delle sventure umane.
Ma crescono all’incontro armenti, e greggi 360E fere d’ogni sorte, e non han d’uopo
Di cembali, di tresche, o di nutrice
Che con dolce e piacevole loquela
Senza punto stancarsi in varj modi
Gli vezzeggi, gli alletti, e gli lusinghi, 365Nè, secondo che vario è il tempo, e il cielo,
Cercan vesti diverse; e finalmente