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Lib. V. Fav. V. 241

     Repente in sen si pone, e fuor tramanda
     Voce di Porco tal, che tutti induce
     A pensare, che verro in seno asconda.
     Ch’apra il mantel si grida. Ei l’apre, e nulla
     Vi si scopre: d’applausi il ciel rimbomba.20
     Vide il gioco un villan, e affè (soggiugne)
     Costui non l’avrà vinta; e il dì vegnente,
     Che molto meglio egli è per farlo, accerta.
     Maggior fassi il concorso; prevenuto
     È il volgo a favorir del primo il giuoco;25
     Tal che al Villan per far scorno, s’asside.
     Ecco entrambi: il Giullar primo grugnisce;
     Suona a l’intorno il plauso, e un lieto viva.
     Allor fingendo di coprir col manto
     Un porcelletto, che di fatti avea,30
     A lui strigne l’orecchia il Villan furbo,
     E n’esprime dolenti, ed alte grida.
     Che il Giullar molto meglio imita il verre,
     E che l’altro si scacci, ognuno esclama.
     Apre il seno il Villano, e mostra il porco.35
     E sì additando de l’error la prova,
     Ecco, dice, quai giudici voi sete.


IL POETA.

MOlto da dir mi rimarrebbe ancora:
     Sì cotesta materia è ricca, e varia.