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Lib. V. Fav. I. 237

FAVOLA   I.

Demetrio, e Menandro.

USurpato d’Atene avea lo scettro
     Demetrio Falerèo. A gara, e in folla,
     Come costume ha il volgo, a lui s’accorre:
     Suonano intorno a fioca voce i plausi.
     5I primati medesmi, ancorchè angoscia
     De la mutata sorte il cuor lor punga;
     A la man, che gli aggrava, imprimon baci.
     E’ quegli ancor, cui nulla oprare è cura,
     Perchè ad essi il mancar non sia dannoso,
     10E quasi a forza addotti, al fin vi vanno.
     A questi, di Commedie illustre autore,
     Menandro, il di cui volto è ignoto al Duce,
     Che n’avea lette, ed ammirate l’opre,
     S’unìo: sciolta è la veste: ondeggia il passo;
     15Molle d’unguenti è il crine. Il vede appena:
     Chi è quel bagascion, dice, che ardisce
     Farmisi innanzi? E’ lo scrittor Menandro,
     Rispondono i vicin’: si cangia tosto.

Manca il rimanente.