Dal suo seggio sturbarlo, e fin dall’imo 260Scuoterlo, e volger sottosopra il tutto:
Il finger, dico, queste cose, ed altre
Molte a lor somiglianti è, s’io non erro,
Un’espressa pazzia. Poichè qual utile
Può mai la nostra grazia a gl’immortali, 265E beati apportar, ch’a muover gli abbia
Ad oprar cosa alcuna a pro degli uomini?
E qual mai novità tanto allettargli
Poteo, che dopo una sì lunga quiete
Da lor goduta per l’innanzi, il primo 270Stato bramasser di cangiare in meglio?
Conciossiachè piacer le cose nuove
Debban solo a colui, che dall’antiche
Ha qualche danno. Ma chi visse innanzi
Sempre lieto e contento, e mai soggetto 275A travagli non fu, come? e da cui?
Quando? e perchè d’una tal brama acceso
Esser poteo? Forse, mi credo, allora
In tenebre la vita, ed in tristezza
Giacque, infin che la prima delle cose 280Origine rifulse. E qual avrebbe
Dato all’uom nocumento il mai non essere
Uscito a respirar l’aure vitali?
Posciachè ben conviensi a ognun, che nasce
Il procurar di conservarsi ’n vita, 285Finchè gioie e diletti inebrian l’alma;