Nascer giammai, nè mantenersi in vita,
O del sol nelle fiamme, o della terra
Nelle putride zolle; o ne’ sublimi 235Campi dell’Etra, o nel profondo abisso
Del mar. Dunque se d’anima, e di vita
Son prive affatto queste cose, or come
Goder ponno immortal senso, e divino?
Nè men creder si dee, che in alcun luogo 240Del mondo aver possan gli Dei le sante
Lor sedi; conciossiachè la sottile
Forma de’ Numi eterni è sì remota
Da tutti i nostri sensi, che la sola
Mente v’aggiunge co ’l pensiero appena: 245E perch’ella ogni tatto, ogni percossa
Schiva dell’altrui man, toccar non dee
Nulla, che al tatto altrui sia sottoposto;
Che chi tocco non è, toccar non puote:
Sì che d’uopo fia pur, che assai difformi 250Sian dalle nostre degli Dei le sedi,
E tenui, e a’ corpi lor simili ’n tutto;
Siccome altrove io proverotti a lungo.
Il dir poi, che gli Dei per util nostro
Vollero il mondo fabbricare, e ch’egli 255Com’opra commendabile e divina
Da noi per ciò dee commendarsi e credersi
Eterno, ed immortale, e ch’empio e folle
Quinci sia chi presuma, o in fatti, o in detti