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Lib. IV. Fav. III. e IV. 213

FAVOLA   III.

Il Cavallo, e il Cignale.

IN quel guado in cui ber solea un Cavallo,
     Mentre il Cignal s'avvolge, il turba e mesce.
     Quindi vien lite: il Destrier d'ira acceso,
     A l'Uom ricorre, e lui del suo soccorso
     5Chiesto, sul dorso il toglie, e al Cignal riede,
     Cui trafigge con dardi il Cavaliere.
     Indi al Destrier rivolto: aita indarno
     Non ti donai, gli dice, e preda io n'ebbi,
     E appresi quanto tu giovar mi possa;
     10E suo malgrado il freno vuol, ch'ei soffra.
     Egli allor mesto: o qual pazzia mi prese!
     Mi fei per leggier onta ad altrui servo.
          * Impari quinci l'iracondo i torti
     Anzi a soffrir, che darsi ad altri in mano.


FAVOLA   IV.

Il Poeta.

CHe sovente in un sol più senno alberghi,
     Che in molti insieme, il mio racconto insegna.
          * Morì tal, che di se lasciò tre figlie.
     Era una bella, e con gli sguardi avvezza