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198 Lib. III. Fav. VIII.

     20Perchè allor dorma, e desto sia la notte:
     Sciolto su l’imbrunir, vo dove voglio:
     Benchè nol chiegga, mi si porta il pane;
     Da la mensa il padron l’ossa mi porge;
     La famiglia gli avanzi; e se a taluno
     25Vien qualche cibo a noja, a me si getta:
     Così senza fatica empiomi il ventre.
     Ma se d’altrove andar mi vien talento,
     Possol’io far? O questo no! e tu goditi,
     Cane, le tue venture: io non le curo.
     30Regnar non vo’, se libertade io perdo.


FAVOLA   VIII.

Il Fratello, e la Sorella.

SPesso a mirarti il mio racconto insegna.
          * Un padre d’un bellissimo fanciullo,
     Una deforme, e sconcia figlia avea.
     Mentre (qual di sua età costume il porta)
     5Prendevan giuoco, a caso su lo scanno
     Veggion lo specchio de la madre, e in esso
     S’affaccian. Sue bellezze il fanciul vanta.
     Ella nol soffre, e a grave oltraggio il reca.
     Corre al padre e l’accusa che maneggi
     10(Benchè nato uomo) i femminili arredi.10
     Il buon padre li bacia, e uguale amore