Primieramente il mar, la terra, e il cielo.
La loro essenza triplicata, i loro
Tre corpi, o Memmio, tre sì varie forme,
Tre sì fatte testure un giorno solo 155Dissolverà; nè se mill’anni, e mille
Si resse eterna, durerà, ma tutta
La gran macchina eccelsa al fin cadrà.
E so ben io, quanto impensata e nova
Cosa, e stupenda è per parerti, o Memmio, 160La futura del mondo alta ruina;
E quanto il ciò provar con argomenti
Sia difficile impresa: appunto come
Succede, allor che inusitate e strane
Cose apporti all’orecchie, che negato 165T’è non per tanto il sottoporle al senso
Degli occhi, e delle mani, onde munita
S’apre il varco la fede, e può sicure
Del cor guidarle, e della mente al tempio.
Ma io pur la dirò: forse a’ miei detti 170Per se medesmo intera fede il fatto
Sforzeratti a prestar: forse vedrai
L’ampia terra agitata orribilmente
Squassars’in breve, e dissiparsi il tutto;
Il che lungi da noi volga fortuna, 175E piuttosto il mio dir, che il fatto stesso
N’induca a confessar, che debbe al fine
Dagli urti dell’età percosso e vinto