Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/182

168 Lib. I. Fav. XIV. e XV.

     Con ciance di grand’uomo il grido ottenne.
     5Il re de la città, cui da gran tempo
     Fier morbo aggrava, un bicchier chiede, e il vero
     Così n’esplora: co’ lodati antidoti
     Finge mescer in acqua un rio veleno:
     E premio proponendo al finto medico,
     10Vuol che la beva. Esso al timor di morte,
     Palesa, che non arte, o il saper suo,
     Ma la stoltezza altrui sì chiaro il fece.
     Allor al popol radunato disse
     Il saggio re: qual è vostra follìa,
     15Ch’a lui fidar non dubitate il capo,
     A cui nessun diede a calzar le piante!
          * Renda cauti color l’istoria mia,
     La cui sciocchezza gl’impostori impingua.


FAVOLA   XV.

L’Asino al vecchio pastore.

SE il Principe si cangia, un uom del volgo
     Null’altro cangia, che del Prence il nome;
     Che ciò sia ver, brieve racconto insegna.
          * Nel prato un Vecchio l’Asinel pascea;
     5Ma de’ nemici a l’improvvise grida,
     Atterrito, a fuggir l’Asino esorta,
     Per non restar de l’oste entrambi in preda.