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Lib. I. Fav. XIII. e XIV. 167

FAVOLA   XIII.

La Volpe e il Corvo.

SI pente in van cui finta lode alletta,
     Che ria vergogna suo mal grado il segue.
          * Mangiar volea sovra alto ramo assiso
     Il cacio tolto a una finestra il Corvo.
     5La volpe il vede: o come belle sono,
     Dice, le penne tue! qual leggiadria
     Ne le tue membra scorgo, e nel sembiante!
     Se al resto è ugual la voce, fra gli augelli
     Nessuno tuoi pregi adegua: allor lo stolto
     10Per farsi udir, lascia la preda, e canta.
     L’ingannevol Volpetta avidamente
     Il cacio addenta. Allor s’avvide il Corvo,
     Ma tardi, e si lagnò di sua follìa.
     Sempre al valor prevalse l’accortezza.

FAVOLA   XIV.

Il Ciabattino fintosi Medico.

A Povertà ridotto un Ciabattino,
     In luogo ignoto andonne, e là si finse
     Medico, e dispacciando finti Antidoti,