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di Tito Lucrezio Lib. VI. 151

     Secca su le nud’ossa, e quasi affatto
     Nelle sordide piaghe omai sepolta.
     1855Tutti al fin degli Dei gli eccelsi templi
     Eran pieni di morti, e d’ogn’intorno
     Di cadaveri onusti: i lor custodi
     Fatti ’n van per pietà d’ospiti infermi
     Gli avean refugio: e degli eterni, e santi
     1860Numi la maestà, la veneranda
     Religion quasi del tutto omai
     S’era posta in non cale. Il duol presente
     Superava il timor. Più non v’avea
     Luogo l’antica usanza, onde quel pio
     1865Popolo seppellir solennemente
     Solea gli estinti: ognun confuso e mesto
     S’avacciava all’impresa, e al suo consorte,
     Come meglio potea, dava il sepolcro.
     E molti ancor da subito accidente,
     1870E da terribil povertà costretti
     Per cose indegne: i consanguinei stessi
     Ponean con alte spaventose strida
     Su i roghi altrui, vi sopponean l’ardenti
     Faci, e spesso fra lor gravi contese
     1875Facean con molto sangue, anzi che privi
     D’ufficio estremo abbandonare i corpi.


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