1745Di testa anche talor putrido sangue
Grondar solea dall’opilate nari
In sì gran copia, che prostrate, e dome
Dell’infermo le forze, a dileguarsi
Quindi ’l corpo astringea. Chi poi del tetro 1750Sangue schivava il gran profluvio, ingombri
Tosto i nervi, e gli articoli dal grave
Malor sentiasi; e fin l’istesse parti
Genitali del corpo. Altri temendo
Gravemente la morte, il viril sesso 1755Troncar co ’l ferro: altri restaro in vita
Privi de’ piedi, e delle mani; ed altri
Perdean degli occhi i dolci amati lumi:
Tale avean del morir tema, e spavento;
E molti ancor della trascorsa etade 1760La memoria perdean, sicchè se stessi
Non potean più conoscere. E giacendo
Qua, e là di cadaveri insepolti
Smisurate cataste, i corvi, e i cani,
I nibbj, i lupi non per tanto, e l’altre 1765Fiere belve, ed augelli, o fuggian lungi
Per ischifare il lezzo; o tocche appena
Con l’affamato rostro, o co ’l digiuno
Dente le carni lor, tremanti al suolo
Cadeano anch’essi, e vi morian languendo. 1770Nè però temerario alcun augello
Ivi ’l giorno apparia; nè dalle selve