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2 di Tito Lucrezio Lib. V.

     E di notte sì cieca in sì tranquillo
     Stato l’umana vita ed in sì chiara
     Luce ripose. E che ciò sia, confronta
     Con le sue le divine invenzioni
     20Ch’a pro dell’uman germe anticamente
     Fur dagli altri trovate; e senza dubbio
     Chiaro vedrai che, se dell’alma Cerere,
     Come fama ragiona, il gran le biade
     Date ne furo, e se dall’uve espresse
     25Bacco il dolce liquore, obbligo in vero
     Tener gli se ne dee; ma pur la vita
     Senza pan, senza vin nel modo stesso
     Conservar si potea, che molti popoli
     Fan se ’l grido è verace) anco al presente
     30Ma già non si potea lieti e felici
     Viver mai senz’un cor candido e schietto;
     Onde tanto più merta esser chiamato
     Dio chi pria della vita i non fallaci
     Piacer trovò, che per lo mondo sparsi
     35Soavemente ancor gli animi allettano.
     E se d’Ercole i fatti esser più illustri
     Tu credessi de’ suoi, molto più lungi
     Dal vero ancor trascorreresti, o Memmio.
     Poichè qual nocumento or ne potrebbe
     40Apportar quell’orribile cignale.
     Già per le piaghe altrui dell’Erimanto
     Sì noto abitator? Quale il Nemeo