Noja a noja aggiungendo, e duolo a duolo.
Nè di soverchio ardor fervide alcuno
Avea l’estime parti, anzi ’n toccarle
Tepide si sentian: di quasi inuste 1695Ulcere rossegiante era per tutto
L’infermo corpo; in quella guisa appunto,
Che suole allor che per le membra il sacro
Foco si sparge: ardea nel petto intanto
Divorante le viscere una fiamma: 1700Nello stomaco ardea quasi un’accesa
Fornace, sì che non potean le membra,
Fuorchè la nudità, nulla soffrire,
Benchè tenue e leggiero: al vento, al freddo
Volontarj esponeansi: altri di loro 1705Nell’onde algenti si lanciar de’ fiumi:
Molti precipitosi a bocca aperta
Si gettavan ne’ pozzi: era sì intensa
La sete, che immergea gli aridi corpi
Insaziabilmente entro le fredde 1710Acque; che breve stilla all’arse fauci
Parean gli ampj torrenti. Alcuna requie
Non avea il mal: stanchi giacean gl’infermi:
Timida l’arte Macaonia, e mesta
Non s’ardia favellar. L’intere notti 1715Privi affatto di sonno i lumi ardenti
Stralunavan degli occhi, ed altri molti
Davan segni di morte: era dell’alma