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138 di Tito Lucrezio Lib. VI.

     Ma spinge il ferro allor, perchè lo spazio
     Vuoto è dall’un de’ lati, e può capirlo.
     Or poi ch’egli del ferro alle minute
     1505Parti s’è sottilmente insinuato,
     Pe’ suoi spessi meati innanzi ’l caccia,
     Come il vento nel mar naviglio, e vela.
Al fin tutte le cose entro il lor corpo
     (Conciossiachè il lor corpo è sempre raro)
     1510Denno aver d’aria qualche parte; e l’aria
     Tutte l’abbraccia d’ogn’intorno, e cinge.
     Quindi è, che l’aria, che nel ferro è chiusa,
     Con sollecito moto esternamente
     È mai sempre agitata; e però sferza
     1515Dentro, e move l’anello inver la stessa
     Parte, ove già precipitò una volta;
     E nel van, presa forza, il corso indrizza.
     Si scosta ancor dal detto sasso, e fugge
     Tal volta il ferro; ed a vicenda amico
     1520Il segue, e se gli appressa. Io stesso ho visto
     Entro a’ vasi di rame, a’ quai supposta
     Sia calamita, saltellar gli anelli
     Di Samotracia; e piccioli frammenti
     Di ferro in un con essi ir furiando:
     1525Sì par, che di fuggir da questa pietra
     Goda il ferro; ed esulti, ove interposto
     Sia rame: e nasce allor discordia tanta,
     Perchè, poi che nel ferro entra, e l’aperte