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DI TITO
LUCREZIO CARO
DELLA NATURA DELLE COSE.
LIBRO QUINTO.
CHi mi darà la voce, e le parole
Convenienti a sì nobil soggetto?
Chi l’ali al verso impennerammi in guisa
Ch’ei giunga al merto di colui, che tali
5Premj acquistati co ’l suo raro ingegno
Pria ne lasciò, sol per bearne appieno?
Nessun cred’io, che di caduco e frale
Corpo formato sia. Poichè se pure
Dir debb’io ciò ch’io sento, e che del vero
10La veneranda maestà richiede,
Fu Dio, Dio fu per certo, inclito Memmio,
Quel, che primo insegnò del viver nostro
La regola infallibile, e la dritta
Norma, che Sapienza or chiama il mondo;
15E che fuor di sì torbide procelle
di Tito Lucr. Caro T. II. | A |