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di Tito Lucrezio Lib. VI. 131

     Dolci dal salso gorgo acque esalando:
     Tal dunque uscir da quella fonte ponno
     1315Quei semi, e insinuarsi entro alla stoppa;
     Ove poi che s’uniscono, e nel legno
     Penetran delle faci, agevolmente
     Ardon, perchè le faci anco, e la stoppa
     Molti semi di foco in se nascondono.
1320Forse non vedi tu, che se a’ notturni
     Lumi di fresco spenta una lucerna
     S’accosta, ella in un subito s’accende
     Pria che giunga la fiamma? Or nella stessa
     Guisa arder soglion le facelle; e molte
     1325Cose oltre a ciò dal vapor caldo appena
     Tocche, pria da lontan splendono accese,
     Che l’empia il foco da vicino: or questo
     Stesso creder si dee, che in quella fonte
     Anche all’aride faci accader possa.
1330Nel resto io prendo a dir, qual di natura
     Scambievole amistade opri, che questa
     Pietra, che i Greci con paterna voce
     Già magnete appellar, perch’ella nacque
     Ne’ confin di Magnesia, e in lingua tosca
     1335Calamita vien detta, allettar possa
     Il ferro, e a se tirarlo. Or questa pietra
     Ammirata è da noi perch’ella forma
     Spesso di varj anelli una catena
     Da lei pendente; e ben talor ne lice


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