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128 di Tito Lucrezio Lib. VI.

     Tosto dal natio peso a forza tratti
     Caggiono in terra a precipizio, e tutti
     Qua, e là per lo vuoto omai giacendo
     1235Da’ meati del corpo esalan l’alme.
Freddo è poi nell’estate entro i profondi
     Pozzi l’umor; perchè la terra allora
     Pe ’l caldo inaridisce, e se alcun seme
     Tiene in se di vapor, tosto il tramanda
     1240Nell’aure. Or quanto il sol dunqu’è più caldo,
     Tanto il liquido umor, che in terra è chiuso,
     Più gelato divien; ma quando il nostro
     Globo presso è dal freddo, ei si condensa,
     E quasi in un s’accoglie. È d’uopo al certo,
     1245Che allora nel ristringersi ne’ pozzi
     Sprema, se caldo alcun cela in se stesso.
Fama è, ch’un fonte sia non lungi al tempio
     D’Ammon, che nella luce alma del giorno
     L’acque abbia fredde, e le riscaldi a notte.
     1250Tal fonte è per miracolo additato
     Da quegli abitatori; e il volgo crede.
     Che dal sol violento entro commosso
     Per sotterranee vie rapidamente
     Ferva, tosto che ’l cieco aer notturno
     1255Di caligine orrenda il mondo copre;
     Il che troppo dal ver lungi si scosta.
     Posciachè se trattando il nudo corpo
     Dell’acqua il sol dalla superna parte,