1205Per gli aperti del ciel campi patenti.
Tal denno anche a gli augelli i luoghi averni
Tramandar la mortifera possanza,
Che spirando dal suol nell’aure molli
Sorge, e il ciel di se stessa infetto rende 1210Da qualche parte; ove non prima è giunto
L’augel, che dal non visto alito grave
D’improvviso assalito il volo perde,
E tosto là, dove la terra indrizza
Il nocivo vapor, cade, e caduto 1215Che v’è, quel rio velen da tutti i membri
Toglie del viver suo gli ultimi avanzi:
Poichè quasi a principio un tal fervore
Eccita, onde avvien poi, che già caduto
Ne’ fonti stessi del velen, gli è forza 1220La vita affatto vomitarvi, e l’alma;
Conciossiachè di mal gran copia ha intorno.
Succede anche talor, che questo stesso
Violento vapor de’ luoghi averni
Tutto l’aer frapposto apra, e discacci; 1225Sicchè quindi a gli augei tosto rimanga
Vuoto quasi ogni spazio: ond’ivi appena
Giungon, che d’improvviso a ciascun d’essi
Zoppica delle penne il vano sforzo,
È il dibatter dell’ali è tutto indarno. 1230Or qui, poich’è lor tolto ogni vigore
Dell’ali, e sostenersi omai non ponno,