Agitata tremar posse la terra, 990E per l’ampio suo dorso, e sovra l’onde
Scorrer rapido turbine, e ruttare
Foco l’etnea montagna, e fiammeggiante
Mirarsi ’l ciel. Che ciò ben anche avviene
Spesso, e gli Eterei templi arder fur visti; 995E di pioggia, o di grandine sonante
Torbido nembo atra tempesta insorge
Lì, ’ve da fiero turbo i genitali
Semi dell’acque trasportati a caso
Insieme s’adunar. Ma troppo immane 1000E’ il fiero ardor di quell’incendio. Un fiume,
Ancorchè in ver non è, par nondimeno
Smisurato a colui, che alcuno innanzi
Maggior mai non ne vide, e smisurato
Sembra un albero, un uomo; e in ogni specie 1005Tutto ciò che ciascun vede più grande
Dell’altre cose a lui simili, il finge
Immane, ancorchè sia col mar profondo,
Con la terra, e col cielo appo l’immensa
Somma d’ogni altra somma un punto, un nulla. 1010Or come dalle vaste etnee fornaci
D’improvviso irritata in aria spiri
Nondimen quella fiamma, io vo’ narrarti.
Pria, tutto è pien di sotterranei, e cavi
Antri sassosi ’l monte, e in ognun d’essi 1015Chiuso senz’alcun dubbio è vento, ed aria;