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114 di Tito Lucrezio Lib. VI.

     Or respira, or rinforza, e quasi avvolto
     855Riede, e cede respinto, indi più spesso,
     Che in ver non fa, di rovinar minaccia
     La terra. Conciossiach’ella si piega,
     E indietro si riversa, e dal gran pondo
     Tratta nel seggio suo tosto ritorna.
     860Or quindi è, ch’ogni macchina vacilla,
     Più che nel mezzo, al sommo; e più nel mezzo,
     Che all’imo, ove un tal poco appena è mossa.
Evvi ancor del medesimo tremore
     Quest’altra causa, allor che irato vento
     865Subito, e del vapor chiusa un’estrema
     Forza, e di fuori insorta, o dalla stessa
     Terra negli antri suoi penetra, e quivi
     Pria per l’ampie spelonche in suon tremendo
     Mormora, e quando poi portato è in volta
     870Il robusto vigor, fuori agitato
     Se n’esce con grand’impeto, e fendendo
     L’alto sen della terra, in lei produrre
     Suol profonda caverna. Il che successe
     In Sidonia di Tiro, e nell’antica
     875Ega d’Acaja. Or quai cittadi abbatte
     Questo di vapor chiuso esito orrendo?
     E il quind’insorto terremoto? In oltre
     Molte ancor rovinar muraglie in terra
     Da’ suoi moti abbattute, e molte in mare
     880Co’ cittadini lor cittadi illustri