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di Tito Lucrezio Lib. VI. 109

     Che di sopra eziandio preme il fervore
     Del signifero cielo, e quasi addensi
     720L’aer sotto, di nembi orridi ’l copre.
Succede ancor, che a tal concorso altronde
     Vengan molti principj atti a formare
     E le nubi volanti, e le procelle:
     Che ben dei rammentar, che senza numero
     725È degli atomi ’l numero, e che tutta
     Dello spazio la somma è senza termine;
     E con quanta prestezza i genitali
     Corpi soglian volare, e come ratti
     Scorrer per lo gran spazio immemorabile.
     730Stupor dunque non è, se spesso in breve
     Tempo sì vasti monti, e terre, e mari
     Copron sparse dal ciel tenebre, e nembi.
     Conciossiachè per tutti in ogni parte
     I meati dell’Etra, e del gran mondo,
     735Quasi per gli spiragli, aperta intorno
     È l’uscita, e l’entrata a gli elementi.
Orsù come il piovoso umor nell’alte
     Nubi insieme s’appigli, e come in terra
     Cada l’umida pioggia, io vo’ narrarti.
     740E pria dubbio non v’ha, che molti semi
     D’acqua in un con le nuvole medesme
     Sorgan da tutt’i corpi; e certo ancora
     È, che sempre di par le nubi, e l’acqua,
     Che in loro è chiusa, in quella guisa appunto