Gelo è stagion di primavera; e quindi
Forz’è, che l’un con l’altro i corpi avversi
Pugnino acerbamente, e turbin tutte
Le miste cose. E del calor l’estremo 560Co ’l principio del freddo è il tempo appunto,
Che autunno ha nome, e in esso ancor con gli aspri
Verni pugnan l’estati; onde appellarsi
Debbon queste da noi guerre dell’anno.
Nè per cosa mirabile s’additi, 565Che in sì fatta stagion fulmini, e lampi
Nascan, più che in null’altra, ed agitati
Molti sian per lo ciel torbidi nembi.
Conciossiachè con dubbia aspra battaglia
Quinci, e quindi è turbata; e quinci, e quindi 570Or l’incalzan le fiamme, or l’acqua, e il vento.
Or quest’è specular l’interna essenza
Dell’ignifero fulmine, e vedere
Con qual forza ei produca i varj effetti;
E non sossopra rivolgendo i carmi 575Degli aruspici Etruschi, i varj segni
Dell’occulto voler de’ sommi Dei
Cercar senz’alcun frutto: onde il volante
Foco a noi giunga, e s’ei quindi si volga
A destra, od a sinistra, ed in qual modo 580Penetri dentro a’ chiusi luoghi, e come
Quindi ancor trionfante egli se n’esca;
E qual possa apportar danno a’ mortali