Del fulmine a colpir van delle cose 530Ne’ contesti principj, e insieme avvinti.
Dissolve poi sì facilmente il rame,
E il ferro, e il bronzo, e l’or fervido rende;
Perchè l’impeto suo fatto è di corpi
Piccioli, e mobilissimi, e di lisci, 535E rotondi elementi, i quai t’insinuano
Con somma agevolezza, e insinuati
Sciolgon repente i duri lacci, e tutti
Dell’interna testura i nodi allentano.
Ma viepiù nell’autunno i templi eccelsi 540Del ciel di stelle tremule, e splendenti
Squassansi d’ogn’intorno, e tutta l’ampia
Terra, allor the ridente il colle, e il prato
Di ben mille color s’orna, e dipinge.
Conciossiachè nel freddo il foco manca, 545Nel caldo il vento; e di sì denso corpo
Le nuvole non son. Ne’ tempi adunque
Di mezzo, allor del folgore, e del tuono
Le varie cause in un concorron tutte,
Che lo stretto dell’anno insieme mesce 550Co ’l freddo il caldo; e ben d’entrambi è d’uopo
I fulmini a produrre, acciò che nasca
Grave rissa e discordia, e furibondo
Con terribil tumulto il cielo ondeggi
E dal vento agitato, e dalle fiamme: 555Che del caldo il principio, e il fin del pigro