Pagina:Lucrezio e Fedro.djvu/109


di Tito Lucrezio Lib. VI. 95

     340Foco sottil più d’ogni foco, è fatto
     D’atomi minutissimi, e sì mobili,
     Che nulla affatto può durargl’incontro;
     Posciachè furibondo il fulmin passa,
     Com’il tuono, e la voce, entro i più chiusi
     345Luoghi degli edificj, e per le dure
     Pietre, e pe ’l bronzo, e in un sol tratto, e in uno
     Punto liquido rende il rame, e l’oro.
Suole ancor procurar, che intere e sane
     Rimanendo le botti il vin repente
     350Sfumi: e ciò perchè tutto intorno i fianchi
     Del vaso agevolmente apre, e dilata
     Il vegnente calor, tosto che in lui
     Penetra, e in un balen solve, e disgiunge
     Del vino i semi; il che non par, che possa
     355In lunghissimo tempo oprare il caldo
     Vapor del sol: così possente è questo
     Di corrusco fervore impeto, e tanto
     Viepiù tenue, e più rapido, e più grande.
Or come il fulmin sia creato, e tanto
     360Abbia in se di furor, che in un sol colpo
     Aprir possa le torri, e fin dall’imo
     Squassar le case, e le robuste travi
     Svellere, e ruinarle, e de’ famosi
     Uomini demolir gli alti trofei,
     365Spaventar d’ogn’intorno, ed avvilire
     E gli armenti, e i pastori, e le selvagge