D’un lume velocissimo, e risplenda 260D’un tremulo fulgor l’atra tempesta,
Tosto che il vento alcuna nube assalse,
E quivi ’n giro volto, il cavo seno,
Qual sopra io ti dicea, n’addensa, e stringe;
E ferve per la sua mobil natura, 265Come tutte scaldate arder le cose
Veggiam nel moto; ond’anche il lungo corso
Strugge i globi girevoli del piombo.
Tal dunque acceso il vento, allor che in mezzo
Squarcia l’opaca nube, indi repente 270Molti semi d’ardor quasi per forza
Spressi disperge, i quai di fiamma intorno
Vibran fulgidi lampi. Or quinci ’l tuono
Nasce, il qual vieppiù tardo il senso move
Di qualunque splendor, ch’arrivi all’occhio; 275E ciò tra folte, e dense nubi avviene
In un profondamente altre sopr’altre
Con prestezz’ammirabile ammassate.
Nè t’inganni il veder, che l’uom da terra
Può viemeglio osservar, per quanto spazio 280Si distendon le nuvole; che quanto
Salgano ammonticate in verso il cielo;
Poichè se tu le miri, allor che i venti
Per l’aure se le portano a traverso;
O allor che pe’ gran monti accumulate 285Si stanno altre sopr’altre, e le superne