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di Tito Lucrezio Lib. VI. 89

     Uscir da’ luoghi angusti, e dissiparsi.
Spesso parne eziandio, che in simil guisa
     180Scosso da grave tuon tremi e vacilli
     Ii tutto, e che del mondo ampio repente
     Sradicate l’altissime muraglie
     Volin pe ’l vano immenso, allor che accolta
     Di vento irato impetuosa e fiera
     185Improvvisa procella entro alle nubi
     Penetra, e vi si chiude, e con ritorto
     Turbo, che sempre più ruota, ed avvolge
     D’ogni parte la nube, intorno gonfia
     La sua densa materia; indi l’estrema
     190Sua forza, e il violento impeto acerbo
     Squarciando il cavo sen la vibra, ed ella
     Scoppia, e scorre per l’aria in suon tremendo.
     Nè mirabil è ciò; poichè sovente
     Picciola vescichetta in simil guisa
     195Suole in aria produr, piena di spirto
     D’improvviso squarciata alto rimbombo.
     Evvi ancor la ragione, onde i robusti
     Venti facciano il tuon, mentre scorrendo
     Se ne van tra le nubi. Elle sovente
     200Volan ramose in varie guise, ed aspre
     Per lo vano dell’aria; or nella stessa
     Guisa, ch’allor che il violento fiato
     Di coro i folti boschi agita e sferza,
     Fischian le scosse fronde, e d’ogn’intorno