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86 di Tito Lucrezio Lib. VI.

     Che se tu dalla mente omai non cacci
     Un sì folle pensiero, e no ’l respingi
     Lungi da te, de’ sommi Dei credendo
     100Tai cose indegne, ed aliene affatto
     Dall’eterna lor pace, ah! che de’ santi
     Numi la maestà limata e rosa
     Da te medesmo a te medesmo innanzi
     Farassi ognor: non perchè possa il sommo
     105Lor vigore oltraggiarsi, onde infiammati
     Di sdegno abbian desio d’aspre vendette;
     Ma sol perchè tu stesso a te proposto
     Avrai, ch’essi pacifici e quieti
     Volgan d’ire crudeli orridi flutti:
     110Nè con placido cor visiterai
     I templi degli Dei; nè con tranquilla
     Pace d’alma potrai di santo corpo
     L’immagini adorar, che in varie guise
     Son nunzie all’uom della Divina forma.
115Quindi lice imparar, quanto angosciosa
     Vita omai ne consegna. Ond’io, che nulla
     Più desio, che scacciar da’ petti umani
     Ogni noja, ogni affanno, ogni cordoglio;
     Benchè molto abbia detto, ei pur mi resta
     120Molto da dir, che di politi versi
     D’uopo è, ch’io fregi. Or fa mestiero, o Memmio
     Ch’io di ciò che negli alti aerei campi,
     E in ciel si crea, l’incognite cagioni