Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/92


lucifero


    Ed Ebe amò. Fatto più forte e puro
210Gioì l’eroe, che ben conobbe il segno;
Lampeggiò tutto al suo sguardo il futuro;
Splender mirò della Ragione il regno;
Vacillò dell’error l’idolo impuro;
Svelto il Nume dal sonno arse di sdegno,
215E, vòlto il ciglio a quella parte e a questa,
Empio ognun trova, e a fulminar si appresta.

    Sconosciuta fra tanto alla ventura
L’innamorata coppia oltre cammina,
E or d’un còlto villaggio entran le mura,
220Or cercano la valle, or la collina;
Posan or su la sponda, or nell’oscura
Selva, e pronubi han gli astri e il ciel cortina:
La vita, il mondo, il ciel tutto è un accento
Per essi: amor; l’eternità un momento.

    225Ma poi che sovra a lor dieci albe e sei
Le nitide versâr perle dal crine,
Fra il saronico golfo e i flutti egei
Il sacro attico suol videro alfine;
E, i beozj varcati e i monti onèi,
230Le cecropie toccâr mura divine,
Che avean, benchè or le copra oblio profondo,
Sfidato il cielo ed abbracciato il mondo.

    Siede Atene nel mezzo, e a lei nel grembo
L’urne riversa il vigile Cefiso,
235Ove, caro alle Dee, su ’l doppio lembo
Crescea corone un dì l’aureo narciso.
Qui al Sol torreggia acuta, e sfida il nembo
La pelasgica rupe appo l’Illiso,
Or rupe incolta, ma d’illustre prove
240Già campo alla fatal figlia di Giove.



— 88 —