Picciola sfera, ove si affanna e preme 375Tanta stirpe di mesti, e le gagliarde
Alme al Vero devote e al culto mio
Lungamente impugnommi, a me, ch’eterno
Vivo, ed a lui, che dal terrore è nato,
Darò, nè guari, e di mia man la morte! — 380— Tu bestemmj, stranier, raccapricciando
Ebe esclamò; tremar mi fai! —
Su’l labbro
Pose ei l’indice in croce, e altero in atto
Silenzio indisse, e proseguì:
— Pugnammo
Con diverse armi sempre, e spirò incerta 385L’aura della vittoria. Entro al più chiuso
Firmamento del ciel, rigido, immoto
L’emulo Dio s’asconde; e, quasi ei poco
Fosse alla colpa del mestier divino,
Sotto triplice larva il ciel governa. 390Ma qual governo io dico mai? Pe’l vuoto
Fan la ridda i pianeti, ed ei nè un solo
Arrestarne potría; come insanita
Tíade balza la terra all’aer cieco,
E l’etere si spande, e il mare ondeggia, 395E la fiamma al ciel tende, ed esso intanto
Lo spensierato iddio pasce le nari
Del bruciaticcio di venali incensi,
E a soffiar vuote bolle di sapone,
Che alla luce del Sol gli sembran stelle, 400Sciupa l’eternità. Ferrei governi
E immote norme ed assoluti imperi
All’incontro io dispregio, e avverso al fato
E alla Natura sto; m’agito e vivo
Fra le cose create, e son dei cori 405La libertà. Stupido e bieco ei regna
Immobilmente, ed or di puerili