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canto quarto

340Ospite, e come può, cerca con gli occhi
Desiosi tradir tutta in un punto
La dolcezza improvvisa, onde si strugge
Fatalmente nell’anima ed assòrto
Nei grandi occhi di lei, con lenta voce
345Diè principio al suo dire:
                                  — Ospite, ov’io
Dar potessi la fede ai tanti miti,
Di che memore è il loco, io di mortali
Questo l’asil non crederei, ma antica
Stanza di numi; ma nel cielo i numi
350Si dormono la grossa, e l’uomo è il solo
Regnator della terra; ond’io con esso
Primamente mi allegro, e son superbo
D’esser con te. Pur molte fiate e molte
Tornería l’alba, ov’io tutta dovessi
355Raccontar la mia storia, e tu non senza
Terror l’udresti, perocchè diverso
Molto son io di quel che sembro, e fama
E possanza ed impero ho anch’io nel mondo
Non minor d’alcun dio. Ma se ti piace
360Saper tanto di me, che altera cosa
Il silenzio non sembri e folle il vanto,
Brevemente dirò. Su l’immortale
Cardine del Pensiero, inclito padre
Di stupendi artificj, erto il mio trono
365S’alza come alpe, e nulla a me di fronte
Nel creato universo altra si estolle
Nemica forza emulatrice, tranne
La gran larva di Dio. Fiero e superbo
Starmi incontro ei si attenta; e non pur l’alta
370Region dei cieli e la miglior presume
Frenar sotto il suo scettro, e il radíante
Popol degli astri e il dolce aere e la luce
Al mio regno involar, ma questa bruna



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