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canto quarto

        Muto è del cielo il raggio,
        Triste dell’arpa il suon;
        275Qual vana ala di zeffiro
        Passo nel mio víaggio,
        E rieda il verno o il maggio,
        Mesta e soletta io son.

            O immagini lucenti
        280Di più felici dì,
        Sogni dell’arte ardenti,
        Il vostro april sfiorì;
        Invan chiedo le olimpiche
        Forme alle nuove genti,
        285O immagini lucenti
        Di più felici dì.

            La giovinezza, il riso,
        Le grazie ed il piacer
        Fuggon tremanti al viso
        290Dell’inamabil Ver;
        Fuggon su l’ali rosee
        Del vago error conquiso
        La giovinezza, il riso,
        Le grazie ed il piacer. —

295Ella così cantò. Sul limitare
Appresentossi un pellegrin. Dai muti
Sottoposti sentieri, a stilla a stilla
Bevuta avea la voluttà serena
Di quel suon, di quel canto, e una secreta
300Forza gli avea l’altera anima avvinta.
— La Ragion sia con voi, grave e solenne
Esclamò su la soglia; un pellegrino
Chiede ospitalità. —
                               Lo sguardo eresse
Alle insolite voci Ebe, e tremante,
305Attonita mirò quella bizzarra



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